“Quel giocatore ha avuto uno strappo muscolare mentre si allungava”
Hai mai sentito questa frase guardando una partita di calcio, di tennis o una gara di atletica?
O forse (ahimè) hai subito di recente uno strappo muscolare e vuoi sapere cosa fare per guarire definitivamente?
Ok, seguimi in questo articolo!
Nelle prossime righe scoprirai tutte le informazioni, teoriche e pratiche, per sapere cosa avviene durante uno strappo muscolare, quali sono i tempi di guarigione e i rimedi che puoi mettere subito in pratica.
Piccolo spoiler: non parlerò di terapie strumentali (tecar, ultrasuoni ecc.) ma di esercizi.
Le evidenze scientifiche sconsigliano l’utilizzo dei “macchinari” e raccomandano fortemente di utilizzare l’esercizio terapeutico per trattare gli strappi muscolari.
Nei nostri centri fisioterapici di Milano e Brescia ci basiamo proprio sulle ultime ricerche scientifiche, impiegando tecniche manuali ed esercizi per trattare lo strappo muscolare.
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Ok, partiamo da una precisazione iniziale: è corretto parlare di “strappo muscolare”?
Che cos’è lo strappo muscolare
Il termine “strappo muscolare” viene frequentemente usato, anche in maniera impropria, per descrivere qualsiasi sensazione dolorosa che riguarda i muscoli.
E le zone a cui spesso si fa riferimento sono il polpaccio, i muscoli della coscia o della schiena.
Ma, fortunatamente, non tutti i dolori muscolari sono degli “strappi”.
Lo strappo muscolare è definito, in temini medici, “lesione muscolare” e si verifica quando avviene una rottura (una perdita di continuità) delle fibre muscolari
Ed è diverso dalla contrattura, dal crampo o dallo “stiramento” proprio perché in questi casi non ci sono rotture a carico delle fibre muscolari.
La lesione muscolare può avvenire per un trauma da contatto sul muscolo (la cosiddetta contusione), ad esempio in seguito ad un colpo diretto sulla coscia oppure per una caduta.
Ma le cause più frequenti di strappo muscolare sono i “traumi indiretti”.
Ovvero situazioni in cui viene eseguito un movimento che mette in tensione le fibre muscolari, oltre il punto di sopportazione, fino alla lesione.
Spesso si tratta di movimenti ampi e veloci, come durante uno sprint, nei salti o nel calciare un pallone. E in questi casi i muscoli più interessati sono il polpaccio, i flessori del ginocchio e il quadricipite.
In relazione alla quantità di fibre muscolari lesionate, lo strappo muscolare viene generalmente suddiviso in:
- Lesione di primo grado, in cui sono coinvolte meno del 10% delle fibre muscolari;
- Lesione di secondo grado, in cui possono essere coinvolte tra il 10-50% delle fibre;
- Lesione di terzo e quarto grado, in cui lo strappo riguarda oltre il 50% del muscolo fino ad una lesione completa (quarto grado).
Nella letteratura scientifica si possono trovare altre classificazioni che prendono in considerazione aspetti differenti, come i sintomi, la tipologia di trauma e il risultato delle indagini strumentali (ecografia o risonanza magnetica).
Una volta stabilita l’entità della lesione muscolare, i pazienti sportivi che trattiamo in studio e online ci pongono sempre questa domanda:
- “Doc, quando possono tornare in campo?”
Tra poco ti parlerò di tempi di recupero e sintomi, ma prima vorrei ricordarti che la fisioterapia per uno strappo muscolare NON è una gara a ritornare in campo il più velocemente possibile.
È un percorso graduale basato su una riabilitazione di qualità!
Che è sinonimo di esercizi progressivi, guidati e ben dosati in base ai sintomi e ai tuoi obiettivi.
Questo è l’unico modo per tornare in sicurezza ad allenarti ed evitare spiacevoli ricadute.
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I sintomi della lesione muscolare e tempi di recupero
I sintomi dello strappo muscolare e i tempi di recupero sono diversi in relazione all’entità della lesione e, quindi, alla quantità di fibre muscolari coinvolte.
- In uno strappo di primo grado, il dolore è acuto, ben localizzato e può persistere per diversi giorni. Di solito non si ha un’eccessiva diminuzione del movimento ed il paziente riesce a compiere le proprie attività quotidiane.
Attenzione! Questo non vuol dire che basta riposare qualche giorno o settimana per poter ritornare in campo.
Anche la lesione di primo grado non deve essere sottovalutata e richiede una valutazione attenta e un trattamento riabilitativo meticoloso.
I tempi di guarigione dello strappo muscolare di primo grado solitamente sono di 7-20 giorni.
- Le lesioni di secondo grado provocano un dolore più intenso accompagnato da edema (gonfiore) ben evidente. Il dolore tende a diffondersi lungo il muscolo coinvolto e vi è una diminuzione sia della forza muscolare che della capacità di movimento.
In media, il recupero della lesione di secondo grado avviene in 4-6 settimane.
- Nelle lesioni di terzo e quarto grado, in cui c’è una rottura completa (o quasi), il dolore è molto intenso e il paziente non riesce a compiere nessun movimento attivo.
Inoltre, si nota la comparsa di un ematoma ampio e diffuso e alla palpazione si può “sentire” la mancanza di continuità a livello del muscolo interessato.
Per recuperare da una lesione di terzo/quarto grado possono essere necessari 3-6 mesi, e in determinati casi potrebbe essere richiesto un intervento chirurgico di riparazione.
La diagnosi dello strappo muscolare viene confermata dagli esami strumentali medici, come l’ecografia e/o la risonanza magnetica.
In questo modo si potrà definire con maggiore precisione l’entità della lesione e i tempi di recupero.
È bene precisare che ogni infortunio muscolare richiede una valutazione specifica e personalizzata.
Così come il ritorno all’allenamento e alla competizione dopo uno strappo muscolare non dovrebbe essere stabilito solo sul criterio temporale ma anche sulla base di specifici obiettivi legati alla riabilitazione.
Come il recupero della forza, della resistenza, della mobilità e la capacità di eseguire gesti sport-specifici senza dolori.
Vuoi conoscere quali sono tutte le tappe del recupero di uno strappo muscolare?
Te ne parlo qui in basso.
Esercizi per guarire dallo strappo muscolare
La fisioterapia per uno strappo muscolare deve seguire i processi biologici di riparazione del tessuto, prestando attenzione ai sintomi e agli obiettivi di ciascun paziente.
Subito dopo la lesione, ci sarà una reazione infiammatoria con la comparsa di un ematoma che andrà a coprire lo spazio lasciato dalle fibre muscolari rotte.
- In questa fase si consiglia di applicare il ghiaccio per evitare un eccessivo sanguinamento, elevare l’arto e utilizzare dei bendaggi compressivi per favorire il drenaggio.
L’infiammazione generata, però, non deve essere totalmente “combattuta”.
Le cellule infiammatorie che arrivano nel punto di lesione permettono di rimuovere il tessuto lesionato e di far arrivare cellule per la cicatrizzazione.
Per questo bisogna limitare l’uso del ghiaccio (crioterapia) ed iniziare con esercizi terapeutici, applicando la giusta quantità di carico, in modo da favorire l’orientamento e il rimodellamento del tessuto cicatriziale.
Rispetto al passato in cui si immobilizzava il muscolo coinvolto per diversi giorni, oggi le ricerche consigliano di iniziare con una mobilizzazione precoce.
E questo dipende dal tipo di lesione e dai muscoli coinvolti.
- Solitamente si raccomanda di iniziare con contrazioni isometriche (statiche) dei muscoli interessati, ed esercizi per attivare la “pompa muscolare”, in modo da agevolare il drenaggio e la circolazione.
Si tratta di movimenti che coinvolgono le articolazioni distanti rispetto al punto della lesione.
Ad esempio, se hai avuto una lesione al quadricipite o ai muscoli posteriori della coscia (flessori del ginocchio), potrai eseguire dei movimenti di flessione ed estensione delle caviglie da sdraiato.
- Una volta superata la fase di maggior dolore, è possibile svolgere esercizi concentrici e caricare gradualmente l’arto interessato.
È importante però rispettare i sintomi ed evitare movimenti ampi, veloci e dolorosi!
- Quando sarai in grado di eseguire i movimenti concentrici senza fastidi, potrai introdurre anche le contrazioni eccentriche.
Si tratta di esercizi in cui dovrai rallentare la fase di allungamento e quindi i muscoli devono resistere sotto tensione per un tempo maggiore.
È una parte fondamentale della gestione dello strappo muscolare e di solito le contrazioni eccentriche vengono inserite nella fase intermedia-avanzata.
In questo modo arriverai in sicurezza all’ultimo step della riabilitazione: il ritorno all’allenamento!
E per farlo, ci assicuriamo che tu abbia raggiunto questi obiettivi:
- assenza di dolore, forza e mobilità recuperata, reattività nell’eseguire gesti specifici dello sport, come salti, atterraggi, cambi di direzioni e accelerazioni…
Sono gli elementi necessari per permetterti di tornare in campo (in pedana o in pista) nella migliore condizione fisica (e psicologica).
Hai fatto caso che non ho mai parlato di tecar, ultrasuoni o altri macchinari?
Questo perché ci teniamo a rispettare le ricerche scientifiche che (ad oggi) dimostrano l’inefficacia di questi strumenti nella riabilitazione dello strappo muscolare.
Ho voluto approfondire ulteriormente questo argomento in questo video, in cui troverai anche ulteriori consigli da mettere subito in pratica.
Spero che queste informazioni ti siano state d’aiuto per avere una panoramica della riabilitazione di uno strappo muscolare.
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A presto!
Bibliografia
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