Il piede piatto viene spesso diagnosticato nell’infanzia o nell’adolescenza e può essere una condizione che permane negli anni, provocando dolore e instabilità nel cammino.
Secondo alcuni studi, oltre il 10% dei pazienti in età adulta ha il piede piatto e questo può dipendere per una riduzione della massa muscolare e/o della “stabilità” ossea.
Il piede piatto, anche nei bambini e nelle bambine, può comparire proprio per una “disfunzione” muscolo-scheletrica. Ad esempio, a carico dei muscoli o dei tendini che si trovano nel piede oppure per una maggiore lassità legamentosa.
E, solitamente, il trattamento prevede l’impiego di plantari.
Ma basta solamente indossare un plantare?
Ci capita di visitare pazienti con piede piatto, che hanno provato a trattare i dolori con il plantare ma, purtroppo, senza ottenere grandi benefici.
Come mai? Cosa si deve fare in caso di piede piatto?
Te ne parlerò in questo articolo. Ti spiegherò che cos’è il piede piatto, come riconoscerlo e il perché bisogna andare oltre il plantare per non avere dolori ai piedi.
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Facciamo il primo passo: perché compare il piede piatto?
Anatomia del piede piatto
Il piede è molto di più che un semplice punto di appoggio al suolo.
È un vero e proprio organo di senso!
A livello del piede sono presenti molti recettori che informano il nostro cervello sulla posizione che abbiamo nello spazio e sono fondamentali nel controllo della postura.
Infatti, oltre alla percezione, Il piede è in grado di garantire l’equilibrio, la stabilità e, nello stesso tempo, esprimere la forza e la potenza che serve nei movimenti.
Pensa, ad esempio, a quando cammini, corri o salti!
Tutto questo avviene grazie alle ossa, alle articolazioni e ai muscoli che compongono il piede.
Ci sono ben 26 ossa e 33 articolazioni, che sono tenute insieme da una serie di legamenti!
Proprio queste strutture contribuiscono nel formare i cosiddetti “archi” del piede: l’arco longitudinale laterale, l’arco longitudinale mediale e l’arco trasverso.
Gli archi plantari sono fondamentali in quando riescono ad assorbire i carichi e facilitare la propulsione durante il cammino.
Un po’ come se fossero delle molle.
Questi archi compaiono da bambini, non appena si comincia a camminare, fino a raggiungere la maturità intorno ai 12-13 anni.
Però, proprio nell’età adolescenza (11-16 anni) vi è un’alta incidenza di piede piatto, circa il 46% dei casi, di cui oltre la metà presenta un piede piatto bilaterale.
Ma che cosa provoca il piede piatto?
Il piede piatto è determinato da una riduzione di altezza dell’arco longitudinale mediale, che si forma tra il calcagno e il primo osso metatarsale.
Eccolo in questa foto!
Quando avviene il “collasso” di questo arco, la parte interna (o mediale) del piede si appiattisce e il piede si avvicina al suolo, fino anche a toccare a terra.
Esistono diverse cause che possono determinare un piede piatto, come una maggiore lassità dei legamenti, una debolezza dei muscoli del piede o un malallineamento a carico di tutto l’arto inferiore.
Oltre ad indagare le cause, è molto importante riconoscere quali sono i sintomi e se ci sono alterazioni nei movimenti o nella stabilità!
Se vuoi presentarci il tuo caso e analizzare fino in fondo le cause del piede piatto, puoi richiedere una consulenza cliccando ai link qui in basso:
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Nella consulenza ti aiuteremo a comprendere meglio la tua condizione e ti indicheremo le migliori terapie per il piede piatto.
Intanto, seguimi nel prossimo paragrafo.
Vediamo cosa comporta avere il piede piatto.
Come riconoscere il piede piatto: sintomi ed esami
Il piede piatto, in alcuni casi, è una condizione “benigna” che non provoca dolore o altri sintomi.
Però, molti pazienti con piede piatto possono lamentare dolore alla pianta del piede, soprattutto nella regione interna in cui avviene il contatto al suolo.
Il dolore tende a peggiorare quando aumenta il livello di attività fisica, ad esempio durante la pratica sportiva o dopo lunghe camminate.
Se hai un piede piatto potresti avvertire dolore anche alla fascia plantare, o sviluppare una tendinopatia al tendine di Achille o al tibiale posteriore.
Questo tendine, infatti, passa vicino al malleolo, si inserisce sulla parte interna del piede e agisce cercando di “tirare” in alto l’arco longitudinale mediale.
Il piede piatto, dunque, coinvolge anche la regione della caviglia e tutto l’arto inferiore, alterando la cinematica dei movimenti e creando dei “disequilibri”.
Una delle prime cose che si valuta in presenza di piede piatto è la deambulazione. In particolare, si osserva se vi è una rotazione del piede (pronazione) che porta la parte interna a contatto con il terreno.
Inoltre, se si osservano le scarpe indossate abitualmente, si potrebbero vedere punti di maggior usura della soletta.
Questo ci aiuta nella comprensione del piede piatto, indicando la presenza di zone in cui vi è maggior carico durante l’appoggio del piede.
La diagnosi di piede piatto viene fatta attraverso una visita medica e, eventualmente, può essere confermata con delle radiografie.
Una volta eseguita la diagnosi, molti pazienti indossano un “semplice” plantare, senza però svolgere un adeguato programma riabilitativo.
Purtroppo, spesso questo non basta.
Ecco perché…
Trattamento del piede piatto: esercizi e plantare
Se pensi che per “risolvere” il piede piatto basti indossare un plantare e camminare scalzo sulla sabbia, ti consiglio di leggere le prossime righe.
Innanzitutto, ci teniamo ad essere chiari e sinceri con quelli che sono gli obiettivi che si possono raggiungere!
La fisioterapia per il piede piatto non necessariamente riesce a modificare “l’aspetto estetico” ma permette di ridurre il dolore (se è presente) e migliorare la funzione del piede.
In passato, si riteneva che bastasse “rialzare” il piede con un plantare per riuscire ad ottenere questi risultati.
In realtà, non è sempre così!
Gli studi scientifici condotti hanno cercato di verificare l’efficacia dei plantari e gli effetti degli esercizi specifici per il piede piatto.
È stato visto che i pazienti che hanno svolto esercizi per il piede piatto, per 6 settimane, sono riusciti a migliorare l’arco longitudinale mediale e, soprattutto, a ridurre il dolore durante il cammino.
In particolare, gli esercizi proposti si basavano sul rinforzo dei “piccoli” muscoli della pianta del piede che consentono di stabilizzare la volta plantare.
Questi muscoli possono essere “allenati” in diversi modi, ecco 4 esempi:
- cercando di “aprire a ventaglio” le dita;
- schiacciando con l’alluce contro terra e alzando le altre dita;
- sollevando solo l’alluce e mantenendo ferme le altre dita;
- cercando di “accorciare” il piede, come se si volesse avvicinare le dita al tallone.
Prova a farli!
Noterai che sono movimenti difficili da eseguire perché “comandare” questi muscoli, per il nostro cervello, non è facile.
Bisogna esercitarsi con costanza per aumentare il controllo motorio e acquisire consapevolezza nell’attivazione di questi muscoli.
Oltre a questi esercizi, gli studi sul piede piatto raccomandano di concentrarsi anche sulla caviglia, sul ginocchio e sulle anche, in modo da ottenere un miglioramento globale.
Per questo, abbiamo voluto creare un video dove spieghiamo alcuni esercizi utili per il piede e la caviglia, sin dalle prime fasi, e facilmente eseguibili.
Quindi, il plantare può essere una strategia di “contenimento” per evitare una progressione del piede piatto che, però, non migliora le capacità e la funzione del piede.
Per avere dei benefici duraturi con il piede piatto, bisogna ricercare dei trattamenti attivi basati su esercizi di mobilità, rinforzo e stabilità.
Spero che questo articolo ti sia stato utile!
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Alla prossima!
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