L’intervento di protesi d’anca è uno dei trattamenti chirurgici più frequenti in ambito ortopedico, soprattutto tra i pazienti di età maggiore di 65 anni.
Ma anche i soggetti giovani-adulti possono andare incontro ad un intervento di protesi d’anca a causa di determinate patologie che compromettono le normali attività quotidiane.
Ma in cosa consiste l’intervento di protesi d’anca? E che tipo di fisioterapia bisogna fare dopo?
Per rispondere a queste domande, abbiamo voluto creare questa mini-guida pratica.
Ti sarà utile per capire cos’è la protesi d’anca, quali sono i movimenti da fare e quelli su cui prestare attenzione.
Inoltre, in caso volessi saperne di più, ti vogliamo dare la possibilità di richiedere una consulenza personalizzata sia nei nostri studi di Milano e Brescia, sia a distanza.
Ecco come fare:
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Come promesso, iniziamo dalle basi.
Che cos’è la protesi d’anca e quando viene fatta
Prima di dirti cos’è la protesi d’anca e quando è indicata, vorrei mostrarti l’anatomia di questa regione del corpo.
L’anca è un’articolazione composta dalla testa del femore (a forma di sfera) e da una cavità nel bacino, chiamata “acetabolo”.
Eccola qui in basso!
Come vedi si tratta di un’articolazione ben “incastrata”, stabile, ma anche dotata di una buona mobilità.
Pensa, infatti, a tutti i movimenti che riusciamo a fare durante le attività quotidiane o anche in attività sportive come la danza o la ginnastica.
Ma c’è di più!
Tra queste due ossa è presente la cartilagine articolare, un tessuto che permette di assorbire i carichi e agevolare il movimento dell’articolazione.
Purtroppo, proprio un’alterazione a carico della cartilagine articolare, che avviene in presenza di artrosi, è una delle cause più frequenti di dolore e rigidità all’anca.
Quando l’artrosi è avanzata e non risponde bene al trattamento fisioterapico, la protesi d’anca può essere un trattamento indicato.
Dunque, in cosa consiste?
La protesi d’anca è una procedura chirurgica che prevede la sostituzione della testa del femore e, eventualmente, anche della parte articolare del bacino (l’acetabolo).
Infatti, il chirurgo ortopedico può decidere se eseguire una sostituzione di entrambe le parti (protesi d’anca totale) oppure se protesizzare solamente la porzione a livello del femore (protesi d’anca parziale).
Inoltre, può scegliere vari materiali (ad esempio, metallo o ceramica) per sostituire le parti dell’articolazione e diverse tipologie di intervento chirurgico.
Queste scelte vengono fatte in seguito ad una visita specialistica con l’ortopedico, il quale vedrà anche le radiografie per poter confermare la diagnosi e pianificare al meglio l’intervento.
Se hai fatto o se dovrai fare un intervento di protesi d’anca e vuoi richiedere una consulenza fisioterapica personalizzata, puoi farlo cliccando qui in basso:
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Ti daremo tutte le informazioni per guidarti al meglio nella fase post-chirurgica.
Infatti, proprio dopo l’intervento di protesi d’anca, il chirurgo potrebbe darti delle indicazioni sul percorso di fisioterapia e su alcuni movimenti da evitare!
E di questo vorrei parlarti nel prossimo paragrafo…
I movimenti da evitare dopo la protesi d’anca
Dopo un intervento di protesi d’anca, molti pazienti sono preoccupati in merito a quali sono i movimenti sicuri da fare e quelli da evitare.
Per questo motivo, l’ortopedico potrebbe indicare una serie di precauzioni da mettere in pratica nelle prime settimane successive all’intervento.
L’obiettivo di queste limitazioni è quello di proteggere i tessuti che sono stati sezionati (i muscoli e la capsula articolare) e ridurre il rischio di lussazione della protesi.
Solitamente, i movimenti che inizialmente si consiglia di evitare dopo la protesi d’anca sono:
- Flessione dell’anca oltre i 90° (ad esempio quando ci si piega sulle cosce);
- Ruotare l’anca all’interno e all’esterno;
- Accavallare le gambe;
- Sedersi su sedie molto basse (perché questo crea una flessione dell’anca oltre i 90°);
- Dormire pancia in giù o di lato (si consiglia il riposo in posizione supina e con un cuscino tra le gambe).
“Ok Doc, ma cosa rischio se per sbaglio faccio uno di questi movimenti?”
Ecco, questa è una domanda che molti pazienti fanno e che anche i ricercatori si sono posti per capire cosa succede quando queste precauzioni non vengono rispettate.
Ebbene, diversi studi hanno evidenziato come l’impiego di un programma post-operatorio senza grosse limitazioni non ha aumentato il rischio di lussazione della protesi.
Anzi, i pazienti sono riusciti ad ottenere un recupero più veloce del movimento dell’anca e delle attività quotidiane, riducendo anche il rischio di cadute.
ALT!
Ovviamente, questi studi non stanno affermando che subito dopo l’intervento è possibile sin dai primi giorni fare ogni tipo di movimento con l’anca.
Piuttosto che l’utilizzo di precauzioni dopo l’intervento di protesi d’anca andrebbe valutato per ogni singolo caso, ad esempio in base all’età, alla presenza di altre patologie e al tipo di intervento.
Ma c’è una cosa su cui si è totalmente d’accordo!
Bisogna avere fiducia verso l’esercizio ed eseguire dei movimenti confortevoli, progressivi, in modo da acquistare maggiore autonomia e sicurezza durante le attività quotidiane.
E tutto questo si raggiunge grazie ad un percorso di riabilitazione specifico per la protesi d’anca.
Negli anni abbiamo avuto modo di trattare moltissimi pazienti con protesi d’anca e se anche tu desideri richiedere una consulenza per conoscere come funziona il recupero, clicca qui in basso:
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Finalmente, siamo arrivati alla parte tanto attesa!
Protesi d’anca: la riabilitazione in 4 fasi
La fisioterapia dopo un intervento di protesi d’anca è una parte fondamentale per poter riacquistare i movimenti dell’anca, per migliorare la forza, la stabilità e ridurre il dolore.
In sostanza, noi fisioterapisti ci poniamo come obiettivo finale quello di farti ottenere una completa autonomia in tutte le tue attività.
E lo facciamo attraverso un percorso di riabilitazione che possiamo suddividere in 4 fasi.
Ecco quali sono:
- Prima fase
Nella prima settimana dopo l’intervento di protesi d’anca la riabilitazione viene svolta in ospedale.
Vengono eseguite le valutazioni e si inizia con i movimenti della caviglia per poter agevolare il ritorno venoso.
Inoltre, si cominceranno a svolgere delle mobilizzazioni caute dell’anca e delle contrazioni “statiche” (isometriche) dei muscoli dell’arto inferiore (ad esempio del quadricipite e dei glutei).
- Seconda fase
Dalla seconda alla quarta settimana, si continua con gli esercizi di mobilizzazione dell’anca rispettando le indicazioni del chirurgo e i sintomi del paziente.
Gli esercizi di rinforzo saranno più “dinamici” e focalizzati verso il miglioramento della forza dei muscoli laterali dell’anca e del tronco.
Ti verrà indicato come eseguire gli spostamenti dal letto alla posizione seduta e verrai istruito sul corretto utilizzo delle stampelle.
In questo modo si potrà lavorare sul recupero della deambulazione, limitando il carico, ma mantenendo una buona qualità del cammino.
Progressivamente, si potranno togliere le stampelle in base alle indicazioni del chirurgo ortopedico e al dolore.
Questa parte della riabilitazione può essere svolta nello studio del fisioterapista oppure a domicilio.
- Terza fase
Dopo la quarta settimana, si cerca di aumentare i gradi di movimento dell’anca e la stabilità durante le attività quotidiane.
Ad esempio, con esercizi come alzarsi e sedersi dalla sedia o salire e scendere le scale.
Sarà molto importante ottenere un recupero completo dello “schema del passo” ovvero riuscire a camminare bene e senza dolori.
Con il fisioterapista, verranno eseguiti esercizi per l’equilibrio (anche ad occhi chiusi) ed esercizi più “complessi” di controllo motorio (come il box squat e il “ponte” per i glutei).
Si tratta di movimenti che servono per sviluppare una maggiore sicurezza soprattutto nelle attività in carico.
- Quarta fase
Indicativamente dalla sesta/ottava settimana dopo l’intervento di protesi d’anca, con il consenso dell’ortopedico, si incrementa la mobilità, la forza e il carico.
È importante che il paziente non abbia dolori, gonfiore o altri segni di infiammazione!
In quest’ultima fase si ricerca una completa autonomia in tutte le attività e con il fisioterapista potrai lavorare sugli ultimi obiettivi, in base alle tue esigenze.
Si cerca di migliorare la resistenza alla fatica, aumentando il cammino oppure con una cyclette, e si educa il paziente a seguire con costanza un percorso di esercizi in autonomia.
Infatti, è importante continuare con gli esercizi anche nei mesi successivi il percorso di riabilitazione, in modo da non perdere i miglioramenti ottenuti e guadagnare maggiore fiducia nei movimenti.
Dunque, se sei interessato a conoscere quali sono gli esercizi da fare in caso di protesi d’anca, richiedi una consulenza cliccando ai link qui in basso:
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Analizzeremo nel dettaglio il tuo caso e insieme ti daremo tutte le indicazioni per recuperare al meglio dall’intervento di protesi d’anca.
A presto!
Bibliografia
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